giovedì 2 aprile 2015

L'errore nel bridge

Ricevo dal caro amico Roberto Farioli, questo simpaticissimo racconto sugli errori nel bridge, che c'insegna come, nel fare il piano di gioco a colore, si debba, oltre che contare le perdenti, anche contare le vincenti per poter, quando necessario, fare anche manovre in sicurezza.

Roberto ci invia a tutti gli auguri di Buona Pasqua che io ricambio anche a nome Vostro. 

Buona Pasqua Roberto ti aspettiamo al circolo.


L'errore nel bridge (di Roberto Farioli)
(ndr: ovvero nei contratti a colore contate anche le vincenti)

Questa mia ennesima storiella é dedicata all'errore nel bridge: macchia (ma poi non tanto) fedele, comune, talvolta drammatica, certamente inevitabile nell'ambito e nello svolgimento del nostro nobile gioco. 
Se ne possono descrivere molti, di varia tipologia, di ovvio noviziato, d'impreparazione, di distrazione, di mancanza di concentrazione, di disconoscimento della manovra dei colori, del gioco di sicurezza, di assenza di presenza al tavolo (piacevolissimo "ossimoro")... e chi piú ne ha, piú ne metta..... 
Li fanno tutti, gli errori: sarebbe inumano ( e quindi inaccettabile) che non fosse cosí. La differenza sta nel fatto che chi commette meno errori, gioca meglio: tutto qui!
       
Per quello che riguarda la mia esperienza nel "sagrado juego" i tanti errori commessi si sono, forzatamente, annegati nel tempo e nella memoria: me ne sovvengono due: uno di gioco, l'altro di controgioco. Per oggi Vi narreró del primo.
        
All'incirca un sei lustri orsono, mi trovavo impegnato in un Mitchell con una compagna, mia piú che discreta allieva: si era oramai all fine, e la nostra marcia si poteva definire sanza infamia e sanza lodo. Sopra la media, di sicuro. Ma quanto? Noi in favore di zona, chi Vi scrive in Sud. 
La mia compagna e l'avversario di dritta Passano, e io mi trovo:

♠ A K Q 10 5 4 2  J  A 5 2 ♣ J 4

Apro di un "normale" 4, il mio avversario di mancina, appena indugia e sospira, poi tutti Passano.

Ovest attacca di: K 

Scende il morto con:

♠ J 8 6  A 9 8 6  10 8 7 ♣ A 7 3

A una disamina frettolosa vedo tre perdenti (due a ,  una a ♣). Passo l'Asso di , ed Est TAGLIA! La mia sorpresa fu tale e tanta che non potei non esimermi da un: "Non hai Cuori?" La risposta fu più o meno irridente:" No" Che ci posso fare?". 
E sulla mano calò, inesorabile, il sipario della caduta di una presa. La mano di Ovest:
♠ 7  K Q 10 7 5 4 3 2  J 4 ♣ 10 8 
Aprendo lo score la mano si rivelò "appena" sotto la media: due Ovest avevano "osato" vulnerabili un 5C che ci aveva apportato un bell'800, e un altro (chissà perché aveva "contrato"  le 4P, da tutti dichiarate!).
Comunque non arrivammo a premio, anche se per pochissimo.

Uscendo dallo Junior (a quei tempi a Rastignano colá si giocava) incontrai il vecchio e "tradito" (ricorderete?) compagno Gianfranco Facchini, maestro di bridge, e perfetto conoscitore del calcolo delle probabilitá.  Gli chiesi la percentuale di una 8/0 quando si hanno 5 carte in un colore. Lui, dopo brevissima meditazione, mi denunció una cifra assai vicina allo 0, e soggiunse: "Perché me lo chiedi?" " Allora non hai giocato la maledetta mano!...E gliela descrissi" E lui: "E sei andato sotto?" "Come tutta quanta la sala!" E lui perentorio e lapidario: "Tu non sei tutta quanta la sala. Bastava NON passare l'Asso di Cuori, e tagliare un eventuale ritorno nel colore. Le Tue prese restavano 10: 7 a Picche e tre assi, o no?. 

Sacrosante parole che mi risuonano tuttora!  

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